Club Alpino Italiano
sezione di Sassari

Limbara sud – Tempio Pausania

  • Data ed ora: domenica 05 Febbraio 2023 alle ore 08:15
  • Ritrovo: ore 8:15 parcheggio via Budapest (al solito centro commerciale Monserrat, Tie Break). Partenza ore 8:30 precise.
  • Durata: 5/6 comprese le soste
  • Difficoltà: T/E
  • Accompagnatori: Silvio Lampus, Nunzia Campus, Antonella Masia, Lucia Tilocca

 Escursione del gruppo seniores della sezione CAI di Sassari del Limbara Sud (Berchidda, sentiero delle farfalle ed arboreto)

Località: Limbara Sud (Berchidda). 

Direttore di escursione: Pietro Porqueddu 

Accompagnatori: Silvio Lampus, Nunzia Campus, Antonella Masia, Lucia Tilocca. 

Prenotazioni: Nunzia CAMPUS  tel. 3289022644  entro venerdì 

Ritrovo: ore 8:15 parcheggio via Budapest (al solito centro commerciale Monserrat, Tie Break). Partenza   ore 8:30 precise. 

Alternativa per ritrovo: Berchidda piazza del Popolo (chiesa parrocchiale di San Sebastiano, Comune) ore 9:30 

Percorso stradale: SS 131; imboccare il bivio per Olbia; SS 127 (orientale Sarda per Olbia). Bivio per Berchidda. Appuntamento alle 9:30 a Berchidda in piazza del Popolo. 

Tempo di percorrenza a piedi: 5/6 ore,  comprese le soste

Lunghezza del percorso: 8/9 Km.

Difficoltà: T/E

Dislivello: modesto; presenza di qualche tratto più accidentato. 

Tipo di terreno: strada sterrata, viottolo, in discesa fino al rio; altro viottolo con pietrame in modesta salita; consigliato pertanto l’uso delle bacchette. 

Segnaletica: presente solo in parte: pertanto non dobbiamo mai perdere di vista chi si trova davanti a noi. 

  La nostra meta: Arboreto Mediterraneo. 

Descrizione del percorso: Dal centro di Berchidda raggiungiamo in auto (non superare mai i 20 Kmh negli sterrati) il compendio forestale di Limbara Sud. Parcheggiamo le nostre auto all’ingresso della località “Su Fraile”, dove inizia l’escursione, che si svolge in assoluta prevalenza in comodi sterrati. Dopo un breve tratto lungo la strada “bianca” principale imbocchiamo a sinistra un’altra strada a fondo naturale, che sale a tornanti: è uno dei tratti più panoramici del percorso. Dovremmo vedere Monte Nieddu, i monti di Alà, quelli di Buddusò e la catena del Goceano, e quindi Monte Santo, Monte Pelau, ed il lago del Coghinas. Raggiungiamo dopo circa 4 km l’arboreto mediterraneo. Da qui percorriamo il sentiero, fino a raggiungere il rio sottostante. Risaliamo fino allo sterrato principale e da qui torniamo indietro, fino al Giardino delle Farfalle. Il direttore di escursione sceglierà quando effettuare la pausa pranzo. 

Caratteristiche climatiche nn.  Le previsioni per domenica danno giornata di leggera pioggia.  È sempre opportuno essere attrezzati con mantelle, copri zaino etc…  Inoltre farà freddo ed occorre munirsi di giacca a vento e di scarponi alti da trekking impermeabili. 

Avvertenze particolari nessuna 

Nota: l’escursione potrà subire variazioni.

Caratteristiche della nostra escursione e punti di interesse. Tutti i siti che visiteremo sono gestiti da Forestas, sede di Tempio (Telefono uffici: 079.704917). Pertanto, connettendosi al sito internet di Forestas si possono ottenere ulteriori notizie, informazioni e documenti, comprese utili carte topografiche. L’intero compendio gestito dall’Ente ha superficie di oltre tremila ettari.  

Il paesaggio che potremo ammirare è particolarmente suggestivo, ma soprattutto interessante sotto molteplici aspetti, sia geologici, sia botanici sia faunistici.  I suoli sono caratterizzati dai graniti che creano una morfologia diseguale ed aspra: grandi massi che sembrano essere in miracoloso equilibrio, bizzarre forme di erosione (i caratteristici tafoni), cavità e grotte più o meno ampie:  a volte l’uomo le ha ampliate per poterle usare come ricovero per sé e gli animali (l’intera zona era in passato occupata soprattutto da caprai). 

Con l’intervento pubblico di riforestazione è stato reintrodotto il pino marittimo, che, nonostante il nome, è autoctono del Limbara. Sono stato infatti utilizzati i semi di alberi locali. È anche presente il cipresso, il leccio, la sughera, oltre ad una incredibile varietà di piante del sottobosco., dalla lavanda all’erica, al mirto, al cisto, all’elicriso etc… 

Sulle punte più alte volteggiano l’aquila reale e la più rara aquila del Bonelli. 

Nei boschi si nascondono il gatto selvatico e la martora; sono stati reintrodotti   cervi e daini (che erano estinti a causa dell’uomo).

L’Arboreto Mediterraneo del Limbara è un giardino botanico di alberi e arbusti, con le rappresentazioni evolutive, ecologiche e geografiche dell’intera flora mediterranea.  

Il suo edificio è una interessante struttura di architettura moderna articolata in tre volumi realizzati con setti in cemento armato rivestiti in granito di recupero e collegati da una struttura metallica in acciaio inox.

Qui convivono Storia, Musica (Time in jazz del celebre trombettista Paolo Fresu ha una delle location proprio nei luoghi che visitiamo e qui si svolge la celebre concerto dell’Alba) e Natura.   

Infine il Giardino delle Farfalle, popolato da numerose specie, in particolare in primavera.

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I toponimi dei luoghi, che si attraversano lungo il sentiero, in molti casi prendono il nome dagli antichi proprietari. L’accessibilità dal paese e dagli altri stazzi è sempre avvenuta a piedi o con il carro da buoi.

Lo sfruttamento del territorio, prima della demanializzazione, avvenuta negli anni 70, era di carattere carbonile ed agro pastorale: si allevavano capre e mucche. Incendiare i luoghi per accrescere le aree da pascolare era purtroppo una pratica molto usata. 

Oggi la vegetazione, dopo mezzo secolo di tutela di interventi di rimboschimento e di cura, è in notevole e visibile accrescimento.

 Le vecchie costruzioni: case di abitazioni stalle e recinti degli animali, ancora presenti, ed in alcuni casi, debitamente ristrutturate sono destinate ora ad altri usi. La vita era molto semplice scandita dai comuni mestieri: della mungitura, dell’attività casearia, della semina, della mietitura, della filatura della lana della tessitura etc.

 Ai ragazzi arrivati all’adolescenza era permesso, la sera, di andare a piedi al paese dove si poteva socializzare nella piazza;  anche a scuola si andava a piedi. 

La guerra in quegli anni si sentiva anche in questi luoghi e ci si andava a rifugiare nelle “conche” (tafoni del granito) quando si sentivano gli aerei. 

Il sito denominato “Rosa Pala”, sito dell’attuale giardino delle farfalle ed ex vivaio forestale, in passato era utilizzato per uso orticolo. La famiglia, formata da tia Rosa Pala e tiu Daniele, viveva nello stazzo omonimo ove sono ancora presenti e visibili i ruderi di granito dell’abitazione del recinto e dei ricoveri dei capretti.

 In località “Nunzia” sono presenti gli antichi stazzi dei pastori; attualmente uno è stato trasformato in laboratorio a scopo didattico del mondo delle api e del miele, un altro (all’interno dell’ex recinto di ripopolamento di daini e mufloni, oggi liberi sul territorio) è adibito a fienile. 

Questo sito ha subito una notevole trasformazione per la realizzazione di un laghetto, che viene utilizzato come riserva idrica per irrigazione e per rifornimento dei mezzi anti incendio, invaso ottenuto dallo sbarramento di un torrente; la presenza di avifauna rende il luogo particolarmente ameno. 

A “Sa Dispensa”, dove sorge l’arboreto mediterraneo, il moderno edificio ha preso il posto delle antiche case di abitazione e delle stalle di proprietà della famiglia Fresu. Ancora intatti i terrazzamenti con i muretti a secco degli antichi orti vicino al fiume. Per lungo tempo, “Sa Dispensa”, fino alla demanializzazione, è stata la meta di soggiorni estivi della gioventù berchiddese delle classi 40/50 che utilizzava le piscine del fiume S’Oltoriu per la balneazione. Il corso d‘acqua prende il nome di Riu di Ala e quello dell’omonima cascata in località Collora e su Biccu Oltadu, (Becco dell’aquila in italiano) per la forma bizzarra della roccia. Un’ altura fortificata presso questo sito è il Monte Giolzia, dimora della principessa guerriera, sorella del giudice di Torres Comita che dichiarò guerra al giudice Ubaldo di Gallura. Oltre i resti medioevali sono presenti anche testimonianze nuragiche.

Lungo il sentiero vi è una grande veduta di paesaggi: a nord visibile la catena del Monte Limbara con le sue cime Giogantinu, Balistreri, Punta Bandera; ad ovest il lago Coghinas ed il Monte Acuto a sud i Monti di Alà e la Piana di Chilivani 

La flora

La macchia più evoluta, a erica e corbezzolo, ricopre la maggior parte della foresta ma, dove i suoli sono più profondi, la lecceta riprende il sopravvento. 

Nei valloni più freschi e riparati, al leccio si accompagnano l’orniello e qualche elemento di agrifoglio. Nei versanti più soleggiati e caldi, invece, ritroviamo ancora i segni delle trasformazioni compiute dall’uomo: i boschi di sughera hanno sostituito l’originaria lecceta, e, anche per gli interventi di ricostituzione boschiva e per i rimboschimenti, la sughera si sta affermando come specie dominante. 

Si tratta in generale di vegetazione determinata dai frequenti incendi e dal pascolo caprino continuativo. 

Nei processi di ricostituzione naturale in corso, la macchia è rappresentata in tutti gli stadi evolutivi. Altre formazioni di significativo interesse sono quelle del pioppo tremulo (a Monte Longheddu) e di pino marittimo del Limbara (località Carracana).

La fauna

Forme endemiche rare come l’euprotto (Euproctus plathycephalus), rare come il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), di rilevante interesse naturalistico come l’aquila reale (Aquila chrysaetos), rappresentano alcune valenze faunistiche tra le più significative.

 Il falco pellegrino nidifica con un numero imprecisato di coppie sulle pendici rocciose del monte.

 Nelle zone boscose cacciano e si riproducono lo sparviero (Accipiter nisus) e l’astore (Accipiter gentilis), nelle aree più aperte il gheppio (Falco tinnunculus) e la poiana (Buteo buteo Arrigoni). In prossimità dei laghetti montani, si sono fatte, inoltre, frequenti le osservazioni del falco di palude (Circus aeruginosus).

I mammiferi annoverano il cinghiale, la lepre, il coniglio, cui si aggiungono alcune specie particolarmente protette come la donnola (Mustela nivalis buccamele), e il gatto selvatico (Felis lybica).

Fra gli ungulati ruminanti è presente il daino (Dama dama). Uno degli aspetti più importanti della fauna del Limbara è costituito da rettili e anfibi, in particolare, da una specie endemica della Sardegna: la lucertola di Bedriaga (Lacerta bedriagae)

Note su Berchidda

Adagiato alle pendici meridionali della catena del Limbara, che nel territorio di Berchidda raggiunge i 1136 metri con Punta Sa Berritta, e protetto dalle sue granitiche alture, il paese, che ha la forma di una mezzaluna, degrada dolcemente verso occidente sino ad abbracciare la pianura percorsa dal fiume Silvani, che porta le sue acque nel bacino artificiale del Coghinas. 

Gli abitanti registrati nel censimento del 2011 sono 2899. Il centro abitato, esteso per 35 ettari, è situato a un’altitudine media di 300 metri s.l.m. Il territorio, che si estende per 201,88 kmq nell’area demaniale del Monte Limbara, da qualche anno è diventato un teatro all’aperto in occasione della rassegna Time in Jazz. Il tessuto urbanistico di Berchidda, situato a ridosso delle alture di Monte Ruinas e Sant’Alvara. Al XVII secolo risale la chiesetta del Rosario.

Attigua alla chiesetta la parrocchiale, dedicata a San Sebastiano, interamente ricostruita negli anni Settanta del Novecento, che custodisce al suo interno un altare ligneo policromo barocco, recentemente restaurato, risalente alla prima metà del Settecento Numerosi dolmen, domus de janas, tombe di giganti, tafoni, nuraghi, strutture difensive megalitiche attestano la presenza dell’uomo nella regione sin dal Neolitico.

Ancora, le fortificazioni di Monte Acuto, Giolzia e Terramala, e i miliari rinvenuti confermano che la zona fu importante area di transito e sempre abitata da popolazioni le cui attività preponderanti erano l’agricoltura e la pastorizia. Un cippo ritrovato lungo un corso d’acqua presso San Salvatore di Nulvara attesta il confine tra le popolazioni romanizzate e quelle ribelli, i Balari. 

Dopo l’anno 1000 la zona ricoprì un ruolo importante, tanto che il castello di Monte Acuto, di cui oggi rimangono tracce di fortificazione, una cisterna e alcune fondamenta, divenne punto di incontro per attività non solo politiche e commerciali, ma anche militari. 

Nel 1913 nacque la banda musicale intitolata a Bernardo De Muro, Nel 1999 è stato aperto, ai piedi del colle di Sant’Alvara, il Museo del Vino -Enoteca Regionale. Lungo il percorso didattico, che costituisce uno dei punti forti della struttura, vengono fornite informazioni sulla storia dei vitigni in Sardegna e si possono vedere gli attrezzi da lavoro per la coltura, la lavorazione e l’imbottigliamento dei vini. La regina della cucina berchiddese è la zuppa (suppa) ottenuta dalle spianate tostate, poi immerse nel brodo di pecora aromatizzato con sedano e cipolla, e condite con sugo di pomodoro arricchito da pezzetti di carne, abbondante pecorino grattugiato, formaggio fresco e prezzemolo tritato. Nel 2012 l’Accademia italiana della Cucina lo ha riconosciuto come il piatto tipico di questo comune.0

 Da segnalare anche i raviolos, ravioli composti di pasta lavorata con lo strutto e del ripieno di carne, preferibilmente di cinghiale, condita con pomodoro e spezie, e fritti in padella; i maccarones furriados, linguine tagliate a pezzetti, cotte in acqua e sale e condite con formaggio fresco fuso e rese dolci con miele o abbattu (idromele). 

Gustosi i salumi e i formaggi locali sia ovini che vaccini. Altra specialità sono sas laldadinas, fagottini di pasta ripieni di lardo freschissimo e cipolle, cotti in forno e gustati ben caldi. Accanto a queste pietanze non mancano i dolci tipici sardi: tilicas, casadinas, seadas, brungiolos, copuletas. Tutti cibi accompagnati dai vini della Cantina Giogantinu e delle cantine private. 

Norme di comportamento da tenersi durante le escursioni

Ogni componente del gruppo durante l’escursione starà sempre dietro l’accompagnatore, non uscendo mai dal sentiero, e ne dovrà seguire scrupolosamente le indicazioni; il non attenersi vale come rinuncia implicita al nostro accompagnamento ed alla assicurazione del CAI.

Cercare di non distanziarsi da chi lo precede. Se ciò fosse avvenuto e ci si trova incerti sul da farsi, fermarsi e aspettare l’accompagnatore in coda al gruppo.

Chi dovesse fermarsi per qualsiasi motivo (necessità fisiologiche, fotografie, ecc.) lasci lo zaino lungo il sentiero in modo che l’accompagnatore che chiude la fila dei partecipanti saprà che deve attenderlo.

Non si lasciano rifiuti di alcun tipo; i rifiuti si riportano a casa (anche quelli degradabili); 

Ogni infrazione può essere motivo per l’esclusione alle successive escursioni. 

                                          Buona escursione

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